Si ricomincia?

Il rientro dalle ferie è un momento di transizione, spesso di cambiamento. Un po’ come alla fine dell’anno, è tempo di bilanci e buoni propositi. Anche io, anche quest’anno, mi sono fatta la consueta lista delle cose che vorrei fare da ora in poi. Come ogni lista di questo tipo è destinata inesorabilmente a rimanere per un po’ sulla scrivania, per poi essere via via seppellita da altri fogli.

Non è stata una bella estate per me: ho vissuto un bel concentrato di traumi di vario tipo e l’abbondanza di tempo libero delle vacanze non mi ha decisamente aiutato a superarli. Per distrarmi, per rubare spazio ai pensieri cupi, ho letto un bel po’ di libri. Tra questi mi è capitato tra le mani Metello di Vasco Pratolini.

Mi è rimasta impressa una pagina, la numero ottantatre della mia edizione per la precisione: mi ha fatto tornare in mente le mattine tutte uguali lungo la banchina ad aspettare il treno. Nonostante sia passato solo un mese o poco più, mi sembrano mattine di un’altra epoca, di un’altra vita.

E c’è un’alba, simile a mille altre che hai visto nel corso della tua vita, con la luce che è grigia e lentamente si schiara, e si colora, e dapprima è celeste, non rosa, è poi rosa, quindi in un baleno, da dietro ai poggi, sbuca il sole, e il cielo, investito da tanta luce, sembra scattare più in alto. Tutto quanto accade in codesto giorno non potrà trapassare dalla memoria. E’ il giorno in cui, a nostra insaputa, la nostra vita si volta come si volta sul palmo, il dorso di una mano.

A Metello a dire il vero quel giorno le cose non andarono tanto bene, ma non vi voglio raccontare perché, se vi interessa e se non lo avete già fatto, leggete il libro 🙂

Io però queste parole le voglio vedere in positivo, come una specie di auspicio, per me, per tutte le persone che con me hanno sofferto in questo periodo, e per tutti quelli che ne hanno bisogno: che una mattina, magari uguale a tutte le altre, possa succedere qualcosa che dia una bella scossa positiva alla nostra vita.

E da lunedì si riparte, con il treno, con la vita da pendolare e con il blog!

2012-11-08 06.29.15

 

 

Riflessioni sulle riflessioni

…vale a dire, riflessioni al quadrato!

Sono seduti di fronte a me, lei è bella e sofisticata, lui è stanco e arruffato. Non hanno e non fanno niente di particolare, semplicemente, aspettano che il treno arrivi alla loro destinazione. Anche io inganno l’attesa alternando la lettura di un libro con l’osservazione del mondo fuori dal finestrino, ma ormai è buio e, tranne il profilo scuro e qualche luce qua e là, non si vede niente. Non mi piace viaggiare di buio e non rendermi conto di dove sono. Quando non c’è luce fuori l’immagine dal finestrino è disturbata dal riflesso dell’interno della carrozza sul vetro, che riduce ulteriormente la possibilità di distinguere i dettagli del paesaggio. In questa situazione è il riflesso stesso a diventare il protagonista e lo sfondo solo un tenue disturbo. Mi ritrovo allora ad osservare le immagini dei miei compagni di viaggio proiettati sul finestrino, speculari rispetto all’originale, ma, in fondo, non troppo dissimili. Mi accorgo allora che il riflesso dell’uomo seduto dall’altra parte del corridoio sta fissando intensamente quello della donna davanti a me. Non è uno sguardo morboso, da maniaco, direi piuttosto che è tra il curioso e l’ammirato. Istintivamente mi volto, per osservare nella realtà questa scena, ma, in un attimo, lui si gira dall’altra parte. Riprendo a leggere, ma sono stanca e, dopo poche righe, torno a guardare apatica il finestrino. Adesso è l’immagine riflessa di lei che sta fissando lui, con la stessa attenzione e la stessa curiosità. Ancora, mi volto per osservare la scena reale, ma, in un attimo, lei abbassa lo sguardo. Di nuovo, mi abbandono nell’immagine riflessa e di nuovo vedo l’immagine di lui che fissa quella di lei.

Lo so, ci sono un sacco di spiegazioni logiche, sono solo tre coincidenze, magari i due si sono conosciutiin qualche occasione, nessuno dei due si ricorda quale e si vergognano ad attaccare discorso, o, forse, è solo un genuino, reciproco interesse, non lo so. Ma ci possono essere spiegazioni più originali: magari nel mondo reale tridimensionale questi due sono due perfetti estranei, mentre le loro immagini bidimensionali proiettate sul finestrino per qualche motivo si conoscono, ma non possono interagire, perché essendo solo proiezioni devono seguire fedelmente ogni gesto e ogni movimento dei loro proprietari, si devono limitare a qualche sguardo sfuggente.

E ancora, non potrebbe essere che il mondo tridimensionale in cui pensiamo di vivere è solo una proiezione in qualche finestrino di una realtà a quattro o più dimensioni? Ed essendo un riflesso è limitato e parziale, ed è per questo che i due non si conoscono. Mentre nel riflesso del finestrino, riflesso di un riflesso quindi, riappaiono parti dell’immagine che non potevamo vedere nella proiezione tridimensionale. Un po’ come quando il parrucchiere mette due specchi paralleli per farci vedere come è venuta l’acconciatura dietro. Nella testa questi ragionamenti contorti iniziano a mescolarsi in una specie di vortice senza inizio né fine, come in un quadro di Escher. Il treno rallenta entrando nella mia stazione, la vocina metallica mi risveglia ricordandomi di prestare attenzione alle porte rotte e tutti questi pensieri filosofici vengono momentaneamente accantonati per far posto a un dilemma ben più importante: che preparo stasera per cena?

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