Lezioni di make-up e non solo…

 

Durante il viaggio di ritorno sono seduta accanto a tre studentesse universitarie. Come al solito, tento di estraniarmi dalle loro questioni, ma è un problema, dato che condividiamo uno spazio piuttosto ridotto. Cerco allora di distrarmi immergendomi nella lettura, ma con scarsi risultati.

Una delle tre sta copiando gli appunti della lezione a cui hanno partecipato su un quaderno dalla copertina blu. La sua calligrafia è rotonda e ampia, mentre scrive cambia spesso il colore della penna, utilizza alternativamente un bel colore azzurro, un rosa fluorescente e un viola brillante per evidenziare le cose più importanti, sottolinea, disegna cerchi, freccette con le ombre e effetti 3D e nuvolette. Questa sofisticata attività di editing degli appunti è svolta contemporaneamente a una vivace conversazione con le altre due. Ammiro la capacità con cui riesce a dissociare le due operazioni: il chiacchierare amabilmente e il copiare appunti, a me non riuscirebbe. Del resto, come darle torto, l’argomento della conversazione è sicuramente più interessante della lezione appena terminata.

La sua collega intanto sfiora in modo convulso il touch screen del suo smartphone. Trovato finalmente quello che cercava nella memoria del dispositivo, inizia a leggerlo ad alta voce alle amiche (e di conseguenza anche a me). Trattasi di una conversazione, avvenuta non so se tramite sms, email, whatsapp, chat, skype o che altro, riguardante il compleanno di una quarta amica non presente in quel momento, e soprattutto l’organizzazione dell’apericena per festeggiarlo, programmata per la sera stessa. Aggiornate le amiche con i dettagli dell’imminente rendez-vous, inizia la discussione sull’organizzazione logistica. Una delle tre, quella degli appunti,  non ha a disposizione la macchina per quella sera e per lei può essere un problema tornare a casa dopo la festa. D’accordo con le altre due tenta allora di giocare il jolly, prende il telefonino e compone il numero  fiduciosa.

“Pronto…” esclama con un’intonazione della voce approssimativamente un’ottava sopra a quella utilizzata finora.

“Amore, senti, stasera ci sarebbe il compleanno della Cate, lo festeggia al … “, (non ricordo il nome del locale) “… ti va di venire? Dai amore ci divertiamo…”

Immagino l’entusiasmo con cui l’interlocutore apprende la notizia, visto che dopo un attimo lei riprende:

“Dai, dai pucci, non essere pigro…”

Me lo immagino in quel momento il signor Pucci, spaparanzato sul divano, dopo una giornata di studio o lavoro, che stava già pregustando la serata pantofolaia: c’è anche la partita della Juve, stasera in televisione.

La ragazza continua:

“No, no che non sei solo, c’è anche il ragazzo della Simo… ma sì, vi siete conosciuti, non te lo ricordi?”

La conversazione procede con questi toni supplichevoli ma non troppo per un paio di minuti, dopo di che intuisco che l’interlocutore cede alle richieste e accetta di partecipare all’evento.

“Graziegraziegrazie amore!”

Seguono i dettagli su luogo e ora, e i saluti frettolosi, nel frattempo il tono della voce della ragazza, è tornato quello originario.

Le due amiche commentano entusiaste l’esito della telefonata:

“Beata te, se lo chiedevo al mio ragazzo sai dove mi mandava?”

“Sei proprio fortunata!”

Una volta risolto il problema logistico, si passa alla fase preparatoria vera e propria. La ragazza dello smartphone prende dalla borsa una capiente trousse, da fare invidia a Clio, la make-up artist di Real Time tv, e inizia la fase del trucco.  Come da manuale, partono realizzando la base con il fondo tinta, poi stendono gli ombretti sulle palpebre, sapientemente sfumati in modo da creare una bella ombra che enfatizza lo sguardo, con la matita scura sottolineano il bordo dell’occhio, sulla palpebra superiore disegnano una riga perfetta con l’eyeliner (come faranno, con le vibrazioni del treno!)  e infine un bel po’ di mascara.

Contrariamente a Clio, che in tv è sempre carina con le ragazze che vanno a imparare i segreti del make-up da lei, le mie tre compagne di viaggio non si risparmiano commenti pungenti e aciduli, del tipo:

“Ma guarda che sopracciglia che hai, sei peggio di Bergomi”

Oppure:

“Hai una pelle così smorta che sembri uno zombie”

E anche:

“I tuoi capelli sono orribili oggi, ti si arricciano da tutte le parti, ma ti si è rotta la piastra?”

Sentendo il commento sui capelli istintivamente porto la mano sulla testa e con amarezza realizzo che anche i miei sono tutti in disordine. Mi aspetto da un momento all’altro che rivolgano anche a me le loro sentenze, ma per fortuna pare proprio che io non ci sia, sono trasparente ai loro occhi.

Terminate le operazioni di messa a punto con una bella spazzolata ai capelli, finalmente le tre arrivano a destinazione e scendono dal treno, lasciandomi sola e meditabonda. Il vuoto del silenzio, contrapposto al fitto chiacchiericcio e alle frenetiche operazioni di pochi minuti fa, risveglia in me una sensazione fastidiosa, che avevo quasi dimenticato: quel senso di inadeguatezza che si prova nella prima parte dell’adolescenza, quando ammiri le ragazze più grandi, che si truccano, che vanno in discoteca, che hanno il ragazzo, che sono belle e sicure di sé, mentre tu sei ancora goffa, brutta e piena di brufoli. Che dire, menomale che quella fase della vita ormai l’ho passata da un bel po’…