Attenzione, Pendolo!

Pendolo, ormai lo sappiamo, è un personaggio abbastanza distratto. Quando cammina, si lascia trascinare dai suoi pensieri e non presta molta attenzione alla strada che sta percorrendo e a quello che succede intorno a lui. Specialmente la mattina, quando è ancora assonnato. È come se avesse un pilota automatico, che lo porta da casa alla stazione e poi dalla stazione all’ufficio. A volte un evento inconsueto, come la spinta di un altro pendolare, lo squillo del cellulare, un annuncio dall’altoparlante, lo ridestano costringendolo a riprendere il controllo.

Proprio una di queste mattine, alzando lo sguardo, Pendolo ritrovò di fronte una porta sbarrata, con una lunga serie d’insegne poco rassicuranti.

 

 

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“Oh, dove sono capitato, stamani?”, pensò, ancora tra il sonno.

“Forse è l’accesso all’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra?”

“Oppure, che sia l’ingresso della misteriosa Area 51, nel Nevada?”

“O il cosmodromo di Bajikonur? Se sono fortunato, potrò veder partire la Soyuz!”

“Non saremo mica ad Alcatraz?”

“Chissà, forse sono arrivato, alla fine, a Fort Knox?”

“Sono forse i Neri Cancelli di Mordor, recentemente ristrutturati e finalmente automatizzati?”

 

E poi realizzò, finalmente

“Ah, già, è solo l’ingresso al Freccia Club della Stazione di Santa Maria Novella…”

Pendolari in pericolo?

Quest’anno la pausa natalizia per me è durata un giorno in più e, anche se ormai la Befana è passata, l’albero riposto nel soppalco e i panettoni archiviati, non ho ancora ripreso  il consueto pendolarismo.

Passo parte della mattinata seduta nella sala di attesa di un ufficio pubblico, con il mio prezioso numerino in mano, aspettando con pazienza il mio turno, in compagnia di un gruppetto di persone, come me, assonnate, rassegnate e di umore grigiastro. La monotonia della situazione è interrotta solo periodicamente da un antipatico beep, seguito dall’incremento del numero proiettato sul display.

Per distrarmi un po’, acquisto un quotidiano da una venditrice ambulante con la pettorina e il berretto fluorescenti, che passa tra le sedie della sala d’attesa. E’ la testata che va per la maggiore nella mia città. Inizio a sfogliarlo: politica, cronaca, economia, sport… Sbocconcello svogliatamente gli articoli, mi soffermo sulle figure e sui trafiletti più brevi, non ho voglia di concentrarmi e nessun argomento mi colpisce particolarmente.

Finché, a pagina 16, proprio nella testata della pagina, appare un titolo a sorpresa: “Viaggi pericolosi, sul treno che spaventa i pendolari”. Subito sotto, un lungo articolo che racconta dell’aggressione subita da un sedicenne da parte di una banda di sei bulli, avvenuta su un treno di pendolari della mia regione.

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Di fianco all’articolo, due estratti dalle edizioni di alcuni giorni fa riportano titoli altrettanto preoccupanti: “Viaggi pericolosi, la paura corre sui binari” e “Viaggi pericolosi, Viareggio-Firenze, la tratta della paura”.

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Sembra che la cronaca di viaggi pendolari da paura sia diventata un appuntamento, se non fisso, per lo meno piuttosto frequente in questo giornale e, dato che il mio percorso pendolare non è molto distante da quelli raccontati nei vari articoli, la cosa mi preoccupa un po’…

Suvvia, non pensiamoci troppo, che domattina si riparte!

Buon 2015! 🙂

 

Buon Natale!

In questi giorni di vacanza i piccoli amici di Pendolo se ne stavano sulla mensola della libreria e si annoiavano un po’… Ormai erano abituati a accompagnare il loro amico umano  nei suoi viaggi da pendolare, si divertivano a guardare gli altri umani alle prese con le gioie e i dolori quotidiani. Ma soprattutto a loro piaceva il treno: quell’enorme bestione meccanico che ogni giorno ingurgitava tutta quella gente, la portava in giro nella sua pancia e dopo un po’ la scaricava a destinazione.

Sulla mensola della libreria di Pendolo, c’era chi era un po’ triste, perché il Natale a volte mette anche un po’ di tristezza, no?

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Poi c’era chi era arrabbiato, parecchio arrabbiato, nonostante il Natale, nonostante le vacanze…

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C’era chi soffriva molto il freddo e chi, invece, si trovava particolarmente bene in inverno…

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Ma tutti, chi più chi meno, si annoiavano un po’…

“Allora, che si fa qui fino all’Epifania? Io mi sono già rotto di leggere i titoli dei libri sulla mensola…”

“Ho un’idea, costruiamo un albero di Natale!”

“Grande idea, mettiamoci tutti al lavoro!”

Allora il Professore si occupò del progetto: base, altezza, carico massimo, numero di palline per ramo…

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Il saldatore fissò per bene la base al pavimento…

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Due esperti arrampicatori si occuparono poi di sistemare le palline sui rami, anche quelli più alti e pericolosi.

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Tutto sotto l’occhio attento dell’Omino di Pan di Zenzero, l’esperto di addobbi natalizi, e del suo amico Folletto…

E alla fine, ecco il risultato!

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Tanti auguri di Buon Natale e Felice 2014 a tutti voi da Pendolo e dai suoi piccoli amici!!

Coraggio Pendolo, è quasi Natale!

Era proprio contento quel mercoledì,  alla stazione, il nostro Pendolo. Era una fredda mattina di metà dicembre, il cielo terso, di un giallo leggero lungo l’orizzonte, verso est, poi via via arancio, e poi rosa, fino a un tenue celestino. Le scie degli aerei vi disegnavano un motivo astratto fatto  di candide linee rette. Sulle rotaie, sulle sterpaglie intorno ai binari, nei prati, nei campi, nella notte si era formato un sottile strato di brina che smorzava e ingentiliva il paesaggio. Sembrava di essere in un quadro dipinto con gli acquerelli, in cui Pendolo e gli altri viaggiatori  erano delle macchie scure che stonavano un po’.

Era contento, Pendolo, perché quella mattina aveva deciso di entrare un’ora e mezzo dopo al lavoro. Era partito da casa alla stessa ora del solito, voleva approfittare di quel poco di tempo in più per fare con calma gli acquisti natalizi,  almeno una parte. Non è che amasse troppo girovagare per negozi alla ricerca di regali, specialmente in questo periodo, con la confusione e la frenesia dell’acquisto dell’ultimo minuto, non aveva neppure troppa fantasia nella scelta.  Ma ancora di più non sopportava ridursi all’ultimo minuto, come tutti i pendolari disorganizzati – mica come lui eh! – intasati nell’ingorgo di qualche grande magazzino o outlet nel fine settimana prima del venticinque.

E poi, saranno state le melodie natalizie che si sentivano ovunque, saranno stati gli sbrilluccichii degli addobbi e delle vetrine, sarà stata la prospettiva di arrivare al lavoro con calma,  insomma, Pendolo si sentiva di ottimo umore.

In piedi, sulla banchina, si era fatto mentalmente un ricco e dettagliato programmino per l’ora e mezzo a sua disposizione. Avrebbe ovviamente iniziato con una colazione a base di cappuccino e sfoglia all’arancia nella più bella pasticceria del centro, quella che aveva addobbato la vetrina con un albero fatto di biscotti innevati di zucchero a velo. Poi avrebbe iniziato il giro dei negozi. Dunque, doveva pensare ai genitori, alla sorella, ai nipoti dispettosi, ai colleghi, agli amici del calcetto, alla vecchia zia…

A un tratto, del tutto inaspettato, un pensiero si intromise tra le visioni di nastri colorati e carte da regalo: “Ma quant’è che sono qui che aspetto?” Era un pensiero che non veniva dalla sua mente, ma dalle punte dei suoi piedi, ormai ghiacciate. Guardò l’orologio e si accorse che il suo treno doveva essere già partito da almeno dieci minuti. Proprio in quel momento si fece viva la voce dall’altoparlante, che annunciò, appunto,  venti minuti di ritardo. “Uffa! Proprio stamani!” Decise a malincuore di rinunciare alla colazione nella pasticceria, doveva anche affrettarsi nell’acquisto dei regali, per poter entrare al lavoro in orario.

Faceva un gran freddo, lungo il binario. Per riscaldarsi un po’ iniziò a camminare su e giù. Si fermò davanti ai tabelloni con gli orari dei treni, a volte quando doveva aspettare, si metteva a studiarli, così, giusto per passare il tempo. Ma quella mattina il vetro del tabellone era tutto ghiacciato e non si leggeva un bel niente. I piedi e la punta del naso erano ormai surgelati. Passarono lenti, lentissimi i minuti, nessuna traccia del treno. Dopo una buona mezzora l’altoparlante con un suono gracchiante si schiarì la voce e annunciò con una punta di sadismo che il regionale che Pendolo stava aspettando era stato cancellato.  Quello successivo sarebbe arrivato dopo pochi minuti, Pendolo si rassegnò, ancora, ad aspettare, anche se ormai il buonumore e lo spirito natalizio erano stati sostituiti da un ben più familiare brontolio incavolato.

Si sporgeva oltre la linea gialla scrutando l’orizzonte, ma ancora niente. Poi, ad un tratto, riecco la voce gracchiante dell’altoparlante,  l’uccellaccio del malaugurio, foriero di brutte notizie e rotture di scatole: “Il treno regionale 12345 viaggia con quindici minuti di ritardo”. Maledetto! Se avesse avuto una fionda, preso un sasso dalla massicciata, il più spigoloso,  lo avrebbe lanciato  con tutta la sua forza contro quell’odioso aggeggio. Addio programmi di shopping natalizio! All’arrivo lo aspettava la solita corsa contro il tempo per arrivare in ufficio in orario. E per comprare i regali avrebbe intasato, come tutti, qualche centro commerciale o qualche outlet nel fine settimana prima del venticinque.

Era ormai completamente ibernato quando finalmente arrivò sul binario due uno scoppiettante treno diesel, con due sole carrozze, per di più invase da un gruppo di ragazzini delle medie in gita. “Ma da quando in qua si fanno le gite a dicembre?” Durante il viaggio, che Pendolo trascorse nel vestibolo della seconda carrozza, appeso alla maniglia della toilette e compresso tra lo zaino di un turista danese e le poppe di una corpulenta viaggiatrice con alito fetido, il treno accumulò altri dieci minuti di ritardo.

Giunto a destinazione, scattò come un velocista fuori della stazione, non accorgendosi che, lungo il muro, dove c’era sempre ombra, le brinate dei giorni passati avevano formato un insidioso strato ghiacciato. Perse l’equilibrio e fece una mezza capriola all’indietro per aria, atterrando sui glutei, proprio perpendicolarmente all’osso sacro.